Messaggio Video di Padre Angelo Epis
Messaggio di Don Federico
Dalla lettera agli Ebrei cap.7
Fratelli, Melchisedek re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo è colui che andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa. Anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia, inoltre è anche re di Salem, cioè re di pace (Gn 14, 17-20).
Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni, né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote in eterno.
Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale persino Abramo il patriarca, diede la decima del suo bottino. […] Egli invece, pur non essendo della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa.
Dalla Costituzione dogmatica «Lumen gentium» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa.
[…] i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non di seme corruttibile, ma di uno incorruttibile, per la parola di Dio vivo (cfr. 1 Pt 1, 23), non dalla carne ma dall’acqua e dallo Spirito Santo (cfr. Gv 3, 5-6), costituiscono «una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo tratto in salvo … quello che un tempo non era neppure popolo, ora invece è il popolo di Dio» (1 Pt 2, 9-10).
Questo popolo messianico ha per capo Cristo «che è stato dato a morte per i nostri peccati, ed è risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4, 25), e che ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo. Questo popolo ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito santo come nel suo tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (cfr. Gv 13, 34). E, finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (cfr. Col 3, 4) e «anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio» (cfr. Rm 8, 21). Perciò il popolo messianico, pur non comprendendo di fatto tutti gli uomini, e apparendo talora come il piccolo gregge, costituisce per tutta l’umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo in una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui preso per essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cfr. Mt 5, 12-16), è inviato a tutto il mondo.