Padre Arturo ci ha lasciato inaspettatamente il 4 maggio 2021 scorso lasciando attoniti molti che lo conoscevano e stimavano.
Sapevamo del male che lo affliggeva ma speranzosi che la medicina potesse risolverla e invece c’è stato l’aggravamento che lo ha portato alla morte.
Così My Valley riportava la notizia della morte e del funerale:
“Un abbraccio commosso, nella quiete della pineta di Clusone, quello riservato oggi a padre Arturo Spelgatti, direttore della Casa dell’orfano di Ponte Selva. Il sacerdote, spentosi martedi 4 maggio all’età di 72 anni, è stato accompagnato per l’ultimo saluto nel luogo a cui ha dedicato impegno ed energie per quarant’anni.
In tanti hanno partecipato ai funerali, distanziati nel rispetto delle norme anti Covid sul piazzale della Casa dell’Orfano, davanti all’altare allestito vicino al mo numento dedicato ad Antonio Locatelli, sotto alla ban diera d’Italia a mezz’asta. Nello stesso luogo, quasi 45 anni fa, l’addio a monsignor Giovanni Antonietti, fondatore della Casa dell’Orfano, del quale padre Arturo Spelgatti ha continuato l’opera, seppur con modalità diverse.
Il feretro è uscito alle 15.30 dalla chiesetta di Cristo Re portato a spalla dai vigili del fuoco e dagli operatori della Protezione civile (che hanno distaccamento e sede nel complesso della casa dell’orfano) e dagli alpini. Tante le penne nere presenti: c’erano anche i labari delle sezioni di Bergamo e Milano. La Casa dell’orfano è sempre stata un punto di riferimento per gli alpini che nel 2019 assegnarono a padre Arturo Spelgatti il premio dell’Altopiano.
Presenti, naturalmente, gli ex allievi e gli amici di monsignor Antonietti, guidati da Luigi Rozzoni, presidente dell’associazione che li riunisce. In prima fila anche Fabrizio Oprandi, presidente della Fondazione “Casa dell’Orfano”. E, tra le autorità, i Clusone Massimo Morstabilini e il presidente della Comunità montana Valle Seriana Giampiero Calegari. Non sono mancati i rappresentanti di tanti gruppi e associazioni che alla Casa dell’orfano hanno sempre trovato accoglienza.
La celebrazione, a cui hanno partecipato parecchi sacerdoti dell’alta Val Seriana e non solo, è stata presieduta da monsignor Ottorino Assolari, vescovo emerito di Serrinha in Brasile, appartenente alla congregazione della Sacra famiglia, la stessa di padre padre Arturo […]
Padre Arturo Spelgatti riposerà nel cimitero di Solto Collina, suo paese d’origine.”
Addio a padre Arturo Spelgatti, direttore della Casa dell’Orfano
Nell’omelia il vescovo Ottorino ha anche tratteggiato i tratti della personalità di padre Arturo che anche in Val del Riso abbiamo apprezzato in tanti anni di servizio umile, perciò la riportiamo integralmente.
Omelia al funerali di Padre Arturo
(Ponte Selva 6 maggio 2021)
La Parola di Dio che ho scelto per questa Eucaristia di saluto al nostro Padre Arturo, mi suggerisce due pensieri per la nostra riflessione: il primo dalla seconda lettera di S. Paolo ai Corinzi, che parla della risurrezione, e il secondo dal Vangelo di Matteo per sottolineare brevemente la personalità e la vita di P. Arturo. Siamo tristi per la morte di P. Arturo, ma la tristezza, pur legittima, non deve prendere il sopravvento, perché noi crediamo nella risurrezione. Infatti, proclamiamo nel Credo: credo la risurrezione della carne e la vita eterna.
Qual è la garanzia della risurrezione?
E’ Gesù, il risorto; è il sepolcro vuoto di Gesù, l’unico sepolcro rima sto vuoto nella storia dell’umanità. Quel sepolcro vuoto ci garantisce che anche i nostri sepolcri si apriranno e resteranno vuoti alla risurrezione finale.
“lo sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se morto, vivrà”.
Il nostro Padre Arturo è già avvolto in questo mistero della risurrezione e potrebbe lui parlarci, con competenza, di questo mistero nel quale vive. Noi dobbiamo fare appello alla nostra fede nella Pasqua del Signore, che è fonte della vita che non muore più. Gesù ci ha aperto la porta per l’incontro con il Padre nell’eternità. In questo tempo pasquale, la Chiesa ci fa ripetere ogni giorno: il Signore è veramente risorto, alleluia!
S. Paolo, nella lettura che abbiamo ascoltato, afferma: “siamo convinti che Colui che ha risu scitato Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a Lui“. Si tratta di una idea che dà forza, che illumina e sostiene il nostro cammino di fede, a volte così difficile e pieno di vicissitudini. S. Paolo aggiunge: “per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno“.
In questo tempo di pandemia, che ha portato la morte in tante case, che ci ha sconvolto e ci ha lasciato nella paura, questa parola ci conforta. La contrapposizione tra uomo esteriore e uomo interiore ci dice che la realtà umana è relativa, an che se abbiamo la responsabilità di farla crescere per avere situazioni migliori per noi e perla società; tuttavia l’uomo interiore, cioè la vita secondo lo Spirito, ci chiede l’impegno di una trasformazione profonda che, come dice S.Paolo, “ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria“.
In parole più semplici possiamo dire: la nostra esperienza terrena, la nostra vita materiale non deve impedirci di dare il primato alla vita spirituale, perché le cose visibili sono di un momento, mentre quelle invisibili sono eterne. Davanti ad una bara, questa considerazione ci fa riflettere e ci invita a rivedere i nostri stili di vita e la qualità della nostra vita spirituale. Consideriamo anche la bella conclusione del brano di S. Paolo: “sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani di uomo, eterna nei cieli“.
Il brano di Vangelo d sembra tra i più idonei per delineare la figura d. Padre Arturo.
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste co ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli“.
Padre Arturo ha sempre conservato questa piccolezza elogiata da Gesù: piccolezza, non come assenza di saggezza, ma come apertura a Dio e ai fratelli, senza pretese, senza arroganza, ma gioiosa e piena di fiducia.
Ho conosciuto Padre Arturo in seminario quando eravamo ancora ragazzetti; siamo stati insieme durante tutto il ciclo degli studi, poi abbiamo avuto destinazioni differenti, ma sempre confratelli e amici. Quando tornavo dal Brasile, sempre ci in contravamo per conversare e raccontarci la nostra vita. Mi sento in grado, quindi, di descrivere alcune caratteristiche di Padre Arturo, anche se incomple te. Arturo sei sempre stato un uomo buono, fratello, amico. Per buono, intendo dire una serie di virtù come la generosità, la solidarietà, l’attenzione, l’accoglienza, la serenità, la comprensione, insomma uno stile di vita accattivante. Hai fatto crescere e portato a maturazione il germe della bontà che il buon Dio ha seminato in te, come in tutti, in molte plici manifestazioni tue proprie.
Arturo, sei stato un uomo semplice, discreto, tenace, servo. Non ti sei mai tirato indietro. Accompagnavi il tutto con un sorrisetto che esprimeva il tuo assenso e, a volte, il tuo diniego. Non eri molto loquace, ma il sufficiente per condividere; il tuo silenzio era eloquente, ma parlavi anche volentieri del tuo lavoro, dei tuoi hobby, delle correrie che facevi in questa porzione di terra che hai tanto amato. Padre Arturo, sei stato un sacerdote disponibile e fedele ai tuoi impegni sacerdotali. Seppure un po’ isolato per la missione che avevi, hai sempre amato e ti sei sempre interessato della nostra Congregazione.
A volte, mi raccontavi del tuo correre per celebrare le Messe, tante Messe, per confessare: eri contento, anche se stanco. Non tralasciavi i tuoi impegni materiali, ma nemmeno quelli spirituali: questo duplice impegno ti completava e ti rendeva sereno. Sei stato un prete operaio, come pochi: sapevi fare di tutto (questa Casa dell’Orfano ne e una testimonianza), risolvevi i tanti problemi con rapidità, perché i tuoi ospiti e i tuoi amici, che accoglievi sempre con gioia, si sentissero bene. Concludendo, caro Padre Arturo, voglio ricordare le parole di Gesù: “venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi“: eri stanco per il tanto lavoro ed eri oppresso per la malattia e il Signore ti ha chiamato per darti ristoro. Voglio anche ricordare che il Vangelo di domenica scorsa, quando giù sentivi la vita umana svanire, l’hai realizzato pienamente. “Chi rimane in me darà molti frutti“.
Non ti sei mai preoccupato di sporcare le mani, anzi il contrario. Proprio per questo, ti presenti al Signore con le mani piene di frutti. Ciao, Padre Anuro. Intercedi per noi. Arrivederci nel Signore.
+ Ottorino Assolari vescovo
Padre Arturo durante la Festa di S.Bartolomeo a Chignolo nel 2018.
A Chignolo nel 2018 nella festa patronale di San Bartolomeo celebrata il 19 agosto si era voluto dare un riconoscimento sentito a Padre Arturo per il suo servizio alle nostre comunità. In “In Val del Riso” si raccontava l’evento con queste parole:
“La S. Messa delle ore 15 è stata celebrata da Don Federico, don Luigi e Padre Arturo, invitato in quanto da anni partecipe alla vita religiosa della nostra comunità con una presenza instancabile sia in settimana, sia nei periodi forti dell’anno liturgico. E’ stata questa l’occasione per ringraziarlo pubblicamente per un ministero che svolge appunto da tempo con dedizione e che ci auguriamo possa continuare negli anni a venire [gli viene poi consegnato un dono: il paese di Chignolo ritratto su legno].
Una vita, la sua, sempre di fretta, con poco tempo per gli hobby e le passioni … anche se la caccia è notoriamente un’attività che non disdegna e così, da degni Barsei, prima del ricordo su legno gli abbiamo voluto consegnare una scatola di cartucce … Uno scherzoso pensiero e un auspicio a trovare, se possibile, un po’ di tempo anche per sé.”